Blognovel: istruzioni per l'uso!

Benvenuti lettori!
A voi, che siete giunti in queste pagine, è dedicato questo piccolo trafiletto...che ci siate arrivati perché indirizzati o per caso, perché obbligati, perché siete inciampati nella Rete e ci siete finiti di faccia o peggio...perché la cosa vi ha incuriositi...beh...l'importante è che ora ci siete!
Seguite i numeri di ogni post nell'Archivio blog come fossero piccoli capitoli e sprofondate nel nostro mondo!

Quattro autori (dai ritmi bradiposi) un giorno han deciso di "divertirsi" spiattellando sul web le loro surreali idee e creando questo luogo: una blognovel, ma anche un cadavere eccellente!
Le regole che guidano la mano degli autori sono semplici:
1) un autore non può scrivere due post di seguito (quindi devono essere sempre alternati), in questo modo non c'è monopolio ma neanche dei turni fissi (si scrive quando si può);
2) non c'è uno stile o genere: il romanzo può andare dal fantasy al realistico, dal poliziesco all'horror, dalla commedia a quello che si vuole;
3) numerare i post: in questo modo la lettura è facilitata;
4) non esagerare con la lunghezza;
5) possibilmente cercare di non pilotare la trama e lasciare qualche porta aperta per chi scriverà dopo;
6) utilizzare i post per la storia ed i commenti per le opinioni.

Buona lettura,
Belfolk

sabato 22 marzo 2008

10

Aprii gli occhi e vidi il dito del vicino del secondo piano davanti al mio naso: "Segua il mio dito" ed io, ancora un po’ intontito, lo feci. "Sei svenuto ed io ho chiamato il dr. Raffaeli, per fortuna era in casa!" la voce di Linda, dapprima attutita, stava prendendo corpo, così come la mia vista. Seguirono le domande di rito del dottore a cui io risposi sempre più velocemente: "Io le consiglierei di andare al pronto soccorso!" esclamò. A quelle parole mille pensieri mi assalirono e rifiutai con tutte le mie forze! Cercarono entrambi di farmi cambiare idea, ma io rimasi fermo, finché decisero di uscire dalla stanza.
Poco dopo rientrò Linda: “Sei sicuro di sentirti bene adesso? Avevi la pressione sotto le scarpe fino a poco fa!”,
“Sto bene, mi è anche passato il mal di testa! Raffaeli è andato via?”,
“Sì, e non sei stato molto carino con lui!”,
“Ok, ok! Dov’è la mia agenda?”,
“Anche prima ce l’avevi con la tua agenda! E’ qui!”.
Linda la prese ed io le chiesi: “Mi cerchi oggi?”, incominciò a sfogliarla, poi si fermò, tornò indietro e riprese: “Non c’è!” esclamò!
“Vedi” sbottai, “c’è qualcosa che non va! Mi stanno succedendo cose assurde!”,
“E’ un errore di stampa…visto che hai due venerdì!" disse con un sorrisino "Proprio il giorno in cui ho parlato con quella tua amica! Tutte le pagine della settimana scorsa sono in bianco: non te ne sarai accorto!?”.
Allora mi decisi a raccontarle tutto...o meglio...il niente che ricordavo. Appena ebbi finito lei si alzò, andò a prendere il suo specchio, me lo piazzò davanti e mi chiese di guardarmi le spalle: proprio là dove avevo sentito la sensazione di qualcuno che mi afferrava, c'erano dei lividi, delle ditate!, "Li ho visti mentre il dottore ti visitava!"...

martedì 18 marzo 2008

9 Malessere

Accorse Pulce abbaiando a squarciagola, a volte lo avrei impiccato, tanto mi dava sui nervi e ora più che mai, visto che stavo davvero esplodendo dal nervoso... il mal di testa non si chetava e Linda che mi aveva urlato: "Arrivo!", mi sembrava non giungesse mai... La dilazione del tempo mi sembrava infinita, ma che mi stava succedendo? Mi sentivo angosciato e incominciavo a vedere sfocato...
Ma finalmente arrivò Linda, mi apparve alla porta e la fissavo come fosse stata un angelo pronto a salvarmi, a darmi una mano... Le sussurai: "Linda, oggi è domenica, vero?"
Allora lei mi accarezzò il viso chiedendomi: "Sei sicuro di stare bene? Certo! Ma che fai con l'agenda in mano?"
Appoggiai il mio capo sulla sua mano dicendole: "Aiutami... sto malissimo e... qui manca un foglio..."
Ad un tratto non vidi più nulla... mi sentii solo cadere sul pavimento e Linda urlare: "Ehy!!! Che ti succede!!! Aiuto! Aiuto!!!!"

lunedì 17 marzo 2008

8 Il giorno scomparso.

Basta:ora è troppo, pensai. Dovevo ritornare in me. Ma cosa diamine mi stava succedendo? Dovevo, volevo chiudere questo capitolo. Sentivo di essere più forte. Non so di cosa, non so cosa stesse impadronendosi della mia vita, delle mie innocue giornate. Sarà giorno, sarà notte? Che ore sono? Con la testa pesante mi avviai verso il bagno. Una doccia mi avrebbe rimesso in sesto. Il mio corpo immerso nell'acqua. Solo il suono delle gocce impazzite su di me. Nullaltro intorno. Tenni gli occhi chiusi per mezz'ora. Mi sembrò un'eternità. Frammenti di immagini indefinite scorrevano nella mente. Luce, buio, acqua, cane, buio, acqua, luce. Aprii gli occhi. Niente doveva più spaventarmi. Mi sentivo meglio. Ero pronto per ricominciare daccapo. Lasciai che l'accappatoio mi avvolgesse in un tiepido abbraccio. Volevo si riscaldasse quel freddo che sentivo...Dentro. Ecco, ero finalmente lucido. Uscii dal bagno. "Va meglio?" mi chiese Linda. Ed io:"Sì, decisamente" ma rientrai veloce in camera. Non dovevo sforzarmi più di ricordare, di capire, o sarei finito per impazzire. Per impazzire ancora. Disteso sul letto, allungai la mano sul comodino di fianco. Presi l'agenda per dare un contorno a questo tempo che scorreva. Sentivo di avere mille cose da fare ma non sapevo minimamente da dove cominciare. Cercai allora il da farsi per quella giornata, sulla mia agenda. Sfogliai prima velocemente, poi lentamente e ancora una volta e, di nuovo, ma... Proprio quel giorno mancava. Non era presente all'interno dell'agenda. Non era stato strappato, semplicemnete non c'era. Una congiura? E'uno scherzo? Cercai ancora. Niente. Dovevo tenere i nervi saldi. Chiamai Linda.

7

Ero a terra? Ero caduto? Le mani alla testa nel vano tentativo di contenere il dolore. Il rumore della porta d'ingresso che si apriva, le leccate di Pulce, la sua voce un po' incredula "Hai già cucinato? Evvai!" trasformatasi pochi secondi dopo "Carlo, ma che succede?", Linda accanto a me che mi chiama, io che apro a malapena gli occhi e le sussurrò: "La testa è come se mi scoppiasse!", delle gocce in un bicchiere d'acqua, sollievo, ed io seduto su una sedia che cerco di mettere in ordine le idee. "Va un po' meglio? Certo che ti devi essere preso una bella sbronza ieri sera, bevi poco, ma quando lo fai! Cosa hai combinato in questa settimana?", alzai gli occhi con fare interrogativo e dissi: "Questa settimana?".
Mi servì un po' d'arrosto e si mise a tavola: "Sì, ho provato a chiamarti in questi giorni, ma avevi il cellulare spento, poi alla fine mi ha risposto una tua amica, credo, dicendo che non potevi venire al telefono! Dovrebbe avere un animale di grossa taglia: sentivo dei rumori in sottofondo!". La mia faccia a punto interrogativo colpì nel segno: "Sabato scorso... io e il cane siamo partiti all'alba e siamo andati una settimana dai miei... ieri sera, quando sono rientrata, eri a letto e non ti ho voluto svegliare! ...Sei sicuro di stare bene?".
Una mano sulla fronte, calda e rassicurante come una leggera brezza, ed i suoi occhi preoccupati che continuavano a fissarmi...

domenica 9 marzo 2008

6 Cucina

"Ancora un pizzico di sale, direi e poi ci siamo."
Una fortuna essermi distratto in cucina, stavo proprio uscendo di matto!
Ho avuto veramente una settimana pesante, ma dormire più di trentasei ore filate... E quei sogni... Visioni? E non mi sentivo neanche troppo riposato.
"L'arrosto, meglio al sangue. Lo toglierei ora dal forno, ma poi si fredderebbe".
Linda sarebbe dovuta essere già rientrata, Pulce non riusciva più a star fuori tanto, alla sua età.
Però che fastidio, iniziava a venirmi l'emicrania. Se c'è una cosa che mi manda in bestia è il mal di testa.
"L'arrosto, spegni il forno!". Ma dove s'era cacciata Linda? E se fosse successo qualcosa?
Ma che andavo a pensare. E sì che non ero neanche un pessimista. Ma quegli incubi mi avevano scosso. La giornata era iniziata male e un senso di frustrazione si era insinuato in me senza che potessi fare nulla per scrollarmelo di dosso.
"L'arrosto, cazzo, spegni quel forno fottuto!".
Il telefono.
O il campanello?
Ora vado a rispondere.
Chi poteva essere la domenica a pranzo? Forse Linda che aveva dimenticato le chiavi.
Al telefono?
Il campanello del forno?
Ora metto in tavola l'arrosto.
Avevo un mal di testa micidiale.

sabato 8 marzo 2008

5 "altrove"

Mi diedi un pizzicotto sulla guancia destra, corsi in bagno e mi lavai la faccia con acqua ghiacciata, sentivo come un disagio fisico, oltre che psicologico.
Mi sentivo stanco, stremato, le gambe a malapena mi reggevano e sapevo, ne ero certo: non avevo solo sognato, si trattava di qualcosa di reale, avevo vissuto qualcosa di strano e difficilmente riuscivo a metabolizzare l'accaduto. Non capivo, ero spaventato. Mi osservavo nello specchio di fronte al lavabo nel bagno, ma non guardavo la mia immagine, la mia testa era altrove... Il mio corpo era altrove... io ero altrove... Mi rendevo conto che qualcosa era cambiato in me, nel mio fisico, nella mia mente, ma non riuscivo ancora a realizzare che cosa realmente fosse accaduto...
Era dunque domenica...
Mi accingevo a cucinare aspettando il ritorno della mia coinquilina...

giovedì 6 marzo 2008

4

Una parte di me stava annegando in quegli occhi, tanto da non capire esattamente neanche la forma di ciò che avevo davanti, ma un'altra stava urlando. Dal profondo della mia anima un urlo si stava levando: una voce dapprima incomprensibile, poi sempre più chiara. La porta che prima si era spalancata, adesso era chiusa, l'acqua, scomparsa, era lì: razionalmente sapevo di stare sognando, ma quell'urlo mi diceva che qualunque cosa mi fosse successa, sarebbe stata tragicamente reale...e ciò che avevo davanti non aveva buone intenzioni! Improvvisamente si alzò un leggero vento, le gocce d'acqua cominciarono a turbinare e la luce divenne ancora più intensa, quasi un incendio, quasi il sole avesse sfondato le persiane; sentii distintamente il "crack" dei miei nervi che cedevano ed una forza che m'invadeva (disperazione?). Goffamente nuotai nell'aria per mettermi dritto: giusto in tempo per vedere lo scintillio delle sue zanne vicino al mio viso... e sentire qualcuno che mi afferrava dalle spalle e mi tirava via!

Mi svegliai nel mio letto, come se qualcuno mi ci avesse scaraventato, mi alzai in stato semicomatoso, mi trascinai in bagno e da lì in cucina: sulla tavola era pronta la colazione. La mia coinquilina (bel corpo, capelli biondo rame, occhi verdi: tipetta carina, parecchio strana, ma molto carina!) mi mise davanti una tazza di caffè e sparì in corridoio.
In compenso, il suo cane (un meticcio esagitato all'ennesima potenza da me soprannominato "pulce"), mi diede un caloroso buongiorno. Avete presente la legge di Murphy che recita "una fetta di pane cade sempre dal lato imburrato"? Beh, con Pulce in giro, la fetta non tocca neanche terra...tanto da far dubitare della sua reale esistenza!
Studiai per un attimo la tazzina e subito dopo ne ingurgitai il contenuto; mi girai verso il corridoio e urlai: "Se vuoi al lavoro ti accompagno io!". Due grandi occhi verdi mi fissarono stupiti: "Vedi che io non lavoro di domenica!" e, mostrandomi il guinzaglio, "Andiamo a farci un giretto e per pranzo sono a casa!". Si avvicinò, mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia e mi disse: "Sveglia, sù!", per poi uscire assieme al cane.
Ero paralizzato: "Domenica?" pensai, "Non può essere domenica!"...

martedì 4 marzo 2008

3 "imprigionato"

Rimasi impietrito, ero come avvolto dalla sua bellezza, dal suo fascino. Non riuscivo ad emettere una sola parola e quell'entità continuava a lasciare uscire dalla sua bocca quelle forti e stonate note acute. In altri momenti della mia vita avrei odiato quei suoni, avrei portato le mani alle orecchie per difenderle da quei suoni cacofonici, ma adesso no. Ero completamente imprigionato e avvolto dalla sua immagine e dal suo sguardo penetrante...
Ad un certo punto notai che il mio letto si stava allontanando dal mio corpo, io mi stavo allontanando dal mio letto, stavo fluttuando nell'aria, avevo paura, ma l'entità era come se mi rassicurasse e mi invitasse alla tranquillità con il suo sguardo vitreo. Continuavo a temere di cadere, cercavo di allungare la mano e di aggrapparmi alla sua chioma dorata, allora cominciai a notare il suo astio: si scostava, mi respingeva e non scollava il suo sguardo dai miei occhi...
Ad un tratto l'acqua che avevo notato in precedenza sul pavimento ricomparve, la vedevo filtrare dalla porta della mia stanza, molto lentamente stava cominciando a salire anch'essa, vedevo gocce d'acqua fluttuare vicino al mio corpo, provavo a prenderle ma fuggivano. Mi sentivo solo, imprigionato nonostante quella fantastica presenza, che solo adesso avevo capito non essere mia amica...

lunedì 3 marzo 2008

2

Degli strani occhi amaranto, una folta chioma dorata gli ricopriva il corpo; un corpo soffice, retto da 4 arti, un corpo ilare, proteso in avanti, felice... E una coda, una piccola e chiara coda che si agitava all'impazzata in ogni direzione. E dei suoni. Dei suoni acuti oltrepassavano quei denti aguzzi, pressapoco invisibili ma affilati. Pochi ma buoni. Una figura familiare nella stanza dal soffitto illuminato. Tanta luce, troppa. La strana figura non voleva svelare la sua identità. Io, invece, speravo di trovare in essa un'isola di pace all'angoscia che montava inesorabile...

1 "Inizio"

Mattina.
Era mattina, ma non avevo la più pallida idea di che ore fossero: gli occhi mi si erano spalancati all'improvviso, la luce filtrava dalle persiane e si stagliava sul soffitto disegnando strane figure.
Era mattina e sentivo chiaramente delle voci provenire dalla stanza vicino: non doveva essere tanto presto.
Era mattina e alla fine decisi di girarmi a guardare la sveglia, ma... piccolo problema: non c'era, o meglio, lì dove avrebbe dovuto esserci il comodino c'era una distesa d'acqua! La stanza era completamente allagata con tanto di pesci che allegramente nuotavano sotto il letto. Mi rigirai a guardare il soffitto e chiusi gli occhi.
Li riaprii, stessa scena: il soffitto illuminato, le voci dalla stanza vicino, il comodino al suo posto, l'orologio, ...ero sveglio..., ma perché allora le pareti sembravano tanto strane... Richiusi gli occhi!
Aprii per l'ennesima volta gli occhi, ma rimasi immobile a fissare il soffitto per un tempo indefinito, paralizzato e forse un po' spaventato, poi mi decisi: con uno scatto guardai a terra (tutto a posto), alzai lo sguardo (tutto normale), mi diedi un pizzicotto (nei film funziona)!
Steso nel letto a pensare, fui richiamato alla realtà dalla porta che si spalancava: una delle voci della stanza vicino, ridacchiando, si materializzò in una figura familiare...