Mangiavo lentamente, gustandomi la colazione e la novità, pensando che dovevo dire qualcosa prima che decidesse di andarsene da quella zona della sala; fu solo quando vidi che girava le spalle e stava per imboccare l’uscita, che mi decisi a chiamarla: “Linda?!” lo chignon di capelli scuri ondeggiò mentre la testa si girava verso di me, “ehm…scusa…tu conosci la mia precedente infermiera?”, mi maledissi in quel preciso istante: potevo andarle a chiedere di un’altra donna? Comunque la cosa sortì l’effetto voluto: lei tornò indietro. “Non saprei: ti ricordi come si chiamava?”…
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'Ciao, il mio nome è ANNA' questo era scritto su quel diavolo di cartellino rosa che non ne voleva sapere di stare dritto, per il resto il nuovo lavoro non era affatto male. Fino a sei mesi fa quasi non lo avrei detto, immersa fino ai gomiti nella quotidiana insania dell’ospedale cittadino, con turni da fabbrica ottocentesca e combattendo per sopravvivere all’affitto e alle bollette. Unica distrazione erano le incursioni del dr. Wormald al vicino reparto pediatrico: lo si sentiva arrivare da lontano con il suo “PAPARAPAPARAPA” cantato allegramente, la bambola da ventriloquo in braccio e l’accento italo-australiano tutto suo…i bambini lo adoravano! Un giorno gli chiesi cosa canticchiasse in continuazione, la risposta fu un “Ma come, non conosce i They Might Be Giants?” alla mia faccia un po’ perplessa si mise a ridere ed incominciammo a far conoscenza. Fu così che scoprii che, oltre a lavorare lì dentro, si occupava anche di un Istituto privato con annessa clinica ed appena ci fu l’occasione cambiai volentieri. Qui di ottocentesco c’era solo l’edificio (mentre il piccolo ospedale accanto era modernissimo), nell’ufficio del dottore al secondo piano si riscontrava la classica aria di chi al lavoro ci vive: sullo scaffale oltre ai libri di medicina e psichiatria si trovavano Il ritratto di Dorian Gray, Il Piccolo Principe, gialli di Agatha Christie, i Discorsi del Buddha, libri di cucina ed erboristeria… il tutto rigorosamente NON per argomento; una chitarra faceva timidamente capolino da dietro un mobile, 2 stampe (un Magritte ed un Dalì) si mantenevano alle pareti incuranti del caos sottostante e, cosa alquanto inquietante, 4 marionette stavano sedute su altrettante sedie. Un conto era vederle all’opera con i bambini, un conto era ritrovarsele lì così!****
..."Non saprei", mi rispose dopo che le avevo descritto la donna, "ma è anche vero che non conosco molto le infermiere della clinica...al primo piano giusto?" annuii, ma sinceramente non è che l'argomento mi interessasse più di tanto in quel momento!
4 commenti:
Mmmmh... Anna eh!?
Dò un bel benvenuto anche a lei... eheheh...
Eheh! Siam partiti che i nostri personaggi in pratica non avevano nemmeno un nome, adesso c'è da portarsi dietro la rubrica! ^_^
Udite, udite! Abbiamo anche una recensione: VanadiaV sul suo blog "ViAgGi StRaNi ViAgGi" ci ha dedicato un post! Beh...uno stimolo in più per continuare...
La storia si è complicata solo per semplificarsi: tra flashback, obiettivi puntati su altre scene, ecc. cercheremo di dare al nostro pubblico un filo d'Arianna per districarsi all'interno della nostra storia!
omaggio alla fantasia che si intreccia con la realtà
perchè non sia MAI detto che la vita è fatta di percorsi scontati
Non sappiamo cosa ci attende
la scommessa sta
nel VIVERE
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